Di seguito trovi alcune delle domande più frequenti sul nostro zucchero. Non trovi la risposta che cercavi? Non esitare a contattarci!
La canna da zucchero è stata la principale fonte di dolcificante fin dall’antichità, coltivata originariamente in Nuova Guinea e poi diffusa in altre parti dell’Asia, fino all’India e alla Cina.
Nel VII secolo, gli arabi introdussero la coltivazione della canna nei paesi mediterranei, da dove si diffuse in Europa durante le Crociate. La scoperta dell’America da parte di Colombo nel 1493 portò alla rapida diffusione della coltivazione della canna da zucchero nei Caraibi.
Parallelamente, la barbabietola da zucchero iniziò a essere studiata nel 1600 e, nel 1747, Andreas Marggraf riuscì a cristallizzare lo zucchero dalle radici delle bietole. Franz Carl Achard continuò questa ricerca, ottenendo il primo zuccherificio a Cunern nel 1796.
Sotto Napoleone, la produzione di zucchero di barbabietola fu incentivata per sopperire alla carenza di zucchero di canna, portando a un’espansione significativa in Europa. Alla fine del XVIII secolo, la Francia contava circa 350 zuccherifici.
La rivalità tra zucchero di canna e di bietola culminò con il prevalere della bietola all’inizio del XX secolo. Oggi, tuttavia, la maggior parte della produzione mondiale di zucchero proviene dalla canna, con 73 paesi su 111 che coltivano questa pianta e producono i tre quarti dello zucchero globale.
Di coltivazione della barbabietola in Italia si parla per la prima volta in un manuale del 1809, seguito nel 1880 da un’importante trattazione di Berti-Pichat.
Dopo il decreto napoleonico per incentivare la produzione, anche in Italia furono costruiti i primi zuccherifici, ma le difficoltà ne impedirono l’operatività. Solo con l’iniziativa di Emilio Maraini, considerato il fondatore dell’industria saccarifera italiana, la produzione iniziò seriamente.
Il periodo fascista vide un’espansione significativa, con molti zuccherifici aperti in Emilia e Veneto. Negli anni ’30 l’industria dello zucchero fiorì, contribuendo all’economia italiana e alla produzione di alcol etilico per vari usi industriali. Rovigo, in particolare, divenne un centro di riferimento per la bieticoltura e l’industria saccarifera.
La riforma dell’Unione Europea del 2006 limitò drasticamente la capacità produttiva italiana a causa di una riduzione del 50% delle quote produttive e una diminuzione del 35% del prezzo dello zucchero per allineare i prezzi europei a quelli dei paesi industrializzati extraeuropei. Rispetto ai 19 zuccherifici attivi nel 2005, attualmente in Italia ne restano operativi solo due.
Lo zucchero, ampiamente utilizzato nei dolciumi, nei prodotti da forno, nelle bibite, gelati e in altri alimenti, non solo conferisce loro dolcezza, ma migliora anche la consistenza, il sapore e la durata. Oltre ad intensificare il gusto di frutta e verdura, agisce come conservante in marmellate e altri alimenti, mantiene il gelato morbido, fa sciogliere il cioccolato in bocca, mantiene freschi i biscotti assorbendo l’umidità e ammorbidisce l’impasto dei prodotti da forno; esso fornisce anche energia, essenziale per le nostre attività quotidiane. Come tutti i carboidrati, infatti, fornisce 4 kcal di energia per grammo.
Nel corso dei secoli si è cercato di produrre zucchero da varie piante, tra cui acero, uva, grano, mais, patate, noci, panace, cavolo, palme e liquirizia, ma l’unica attuale alternativa valida alla barbabietola per la produzione di zucchero è la canna da zucchero. Entrambi i tipi di zucchero hanno lo stesso valore e le stesse proprietà nutrizionali, differiscono solo nel modo in cui vengono coltivati; la canna da zucchero cresce infatti nei climi tropicali e subtropicali, mentre la barbabietola da zucchero si sviluppa nei climi temperati, come nei Paesi Bassi.